Cos'è il ciclismo

Il ciclismo è per certi versi parte della storia del nostro Paese, dalla ricostruzione postbellica con la famosa telefonata di Alcide de Gasperi a Ginettaccio Bartali in occasione del Tour ’48, chiedendogli di impegnarsi e recuperare il tempo perso, per vincere la corsa e risollevare il paese con un moto di unità nazionale.

Il Giro ha poi per anni attraversato il Paese portando festa e occasioni di ricostruzione, ha spinto i giovani a correre, per un riscatto sociale antico e ancora attuale e ha gemellato paesi lontani permettendo di “annusarne” le tradizioni, con le grandi partenze dall’estero.

Il ciclismo per me è stato grande delusione e grandi passioni.
La delusione della sconfitta e del non riuscire a stare con i migliori, la grande leggerezza che si prova pedalando col vento sulla faccia, il rigetto sistematico di tutto il movimento durante il periodo dei grandi scandali e la rifioritura di una passione ancora più solida subito dopo.

Il ciclismo è un insieme di ginocchia sbucciate, di lacrime versate dal dolore da bambini e di gioia da più grandi, di ossa rotte e mitiche storie di uomini che si sono rialzati per tornare alla vittoria.
Le cadute, in bicicletta, te le ricordi tutte, ma proprio tutte: non ricordi come sia successo e perché, ma ricordi le notti insonni, in estate, quando le lenzuola si appiccicano alle bruciature e non sai da che parte voltarti.
E i ritorni in sella, quelli te li ricordi ancora meglio: ricominciare a prendere fiducia nei propri mezzi per poi accorgersi di essere quelli di prima, se non migliori.

Il ciclismo, vivendolo dall’interno, con i ragazzi che corrono ogni domenica è un sorriso: il sorriso teso, scaramantico, prima della partenza, quello sornione di chi è sicuro di sé, quello in risposta alle indicazioni date ai corridori che sta a dire “Tranquillo, sicuramente tu hai ragione, ma farò come dico io, perché la so più lunga di te!”.

E il ciclismo è anche il rumore assordante del silenzio, ogni domenica, quando non si può sorridere, perché il risultato non è stato quello atteso: un silenzio che dura poco, rotto da una voce, “ci rifaremo, adesso andiamo”.
Il ciclismo è il momento finale della giornata, quando si staccano i numeri dorsali e si rimane a guardare la linea del fotofinish: ci rifaremo.

Il ciclismo è la frenesia delle volate al fulmicotone e la tranquillità delle gite domenicali, è agonismo e svago, è tutto e tutto il contrario.
È una palestra di vita, come tutti gli sport, e funziona.

E a voi, cosa viene in mente?

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